venerdì 1 maggio 2015

"Le Beatrici"



Che ore sono? Non voglio saperlo. Le ore in cui si aspetta non hanno la durata del tempo quotidiano. La loro misura non è quella di un pendolo che oscilla regolare, ma quella di un cuore che batte, a spasmi e inciampi. Il tempo del l'attesa ti circonda, ti avvolge interminabile.
È come navigare in un mare di cui non si vede la fine.
Chi sto aspettando? Che importanza ha? Un amante, un marito, un figlio, una figlia o... Un medico con un verdetto, un assassino col coltello, forse uno sconosciuto. L'importante è che io ora vivo in questa parte dell'universo, nel pianeta dell'attesa, separato e diverso dal pianeta di chi non aspetta nulla e nessuno. E la mia ansia, il mio cuore, i miei pensieri impazziti non si calmeranno finché non sentiranno una voce in strada... E i passi salire le scale, e una mano aprire la porta e...
E lo vedrò. Sul suo volto un sorriso, o un faticoso ghigno di scampato, ferito ma vivo, o iroso e indifferente, ma potrò andargli incontro e avere cura di lui e avere pace. No, non è vero. Non esiste pace per noi. Esiste un tempo sospeso, talvolta felice, tra due attese.
Tutti aspettano nella vita, è vero. Ma ci sono persone, soprattutto noi donne... Che non fanno altro che aspettare. Ogni ora e ogni giorno. Perché accettare la responsabilità, l'amore, l'affetto, l'attenzione, la solidarietà vuol dire fare parte di questa schiera dannata.
Quelle e quelli che stanno alla finestra nella notte, il ridicolo dolce esercito di quelli che aspettano.
Aspettiamo senza riuscire a pensare ad altro, spesso senza cercare rifugio in un libro o in una musica. Ogni squillo di telefono ci fa tremare il cuore, ogni voce vicina ci inquieta: ed è un nuovo dolore, non è questa la voce, non è questo il volto che aspettavamo. 
E odiamo chi non è colui o colei che aspettavamo. 
C'è follia in questo? Si, c'è, spesso. Si può aspettare qualcuno che ha bisogno di noi o che noi crediamo abbia bisogno di noi, oppure di cui in fondo abbiamo bisogno. Noi crediamo, sì. La nostra è una fede che conosce una sola preghiera, un solo tocco di campana. Vieni... Ritorna... 
Quante attese, quante.
L'attesa di un segno dentro di me, di qualcosa che stava per nascere. E poi aspettarlo fuori da scuola, riconoscere il suo viso tra tanti. Aspettare che il calore della febbre lasciasse la sua fronte. Aspettarlo di notte quando faceva tardi, vederlo arrivare stravolto, arrabbiato, confuso. Aspettare fuori dalla sua camera un segno di quiete.
Aspettare nella corsia di un ospedale, cercando di capire dai volti di tutti cosa stava succedendo. Aspettare una telefonata da un paese lontano o vicino, alzarsi in piedi, camminare, cercare di dormire, gridare, piangere. Aspettare quei passi... 


...e ogni passo sembrava il passo atteso, come ora...
Certo, qualcuno ha aspettato anche noi, e forse non ce ne siamo mai accorti. Mentre credevamo di essere gli unici abitanti del mondo dell'attesa c'erano altri che attendevano noi... Un genitore, un amante, un figlio... Che ci aspettava. 
E noi non conosceremo mai il dolore del suo tempo, i suoi pensieri, ma possiamo immaginarli, erano uguali ai nostri. 
Ora che aspetto, ringrazio tutti voi che mi avete aspettato con affetto, con ansia, vi chiedo perdono perché non me ne sono accorta. Perdonatemi. 
E quanti ritorni, pieni di frasi assurde e crudeli... 

DOVE SEI STATO? DOVE SEI STATA? PERCHÉ NON HAI TELEFONATO, COSA TI È SUCCESSO, PERCHÉ COSÌ TARDI, CON CHI ERI?

Chi di voi non ha detto o ascoltato queste solite frasi, eppure le ripeteremo ancora, altri le ripeteranno, è destino, proprio come è destino restare qui, svegli, col cuore che batte, pieni di neri pensieri e di nostalgia. 
E niente può rassicurarci. Solo il rumore di quei passi... Che si avvicinano... La sua voce, il suo volto.  Un attimo luminoso di gioia in fondo a un nero tempo che morde l'anima. 
A volte penso: è tempo perso questo aspettare? O è il tempo più necessario e prezioso, il prezzo che dobbiamo pagare all'affetto, alla cura, alla fratellanza? 
E qualcuno di voi forse ha conosciuto il tempo peggiore dell'attesa, quello che si mescola alla paura? Quando si spara in strada, quando c'è il passo delle ronde, quando stivali di soldati battono alla porta... Chi potrà mai dimenticare quel tempo? 
Ma anche così, in questa notte normale... Quando non vorresti, ma piangi... Non vorresti, ma un pensiero doloroso ti assale, per lui, per lei che aspetti... Perché... Perché non senti la mia attesa?... In quale guerra in quale droga in quale errore in quale amore ti sei perso?... Sospesi nel nostro desiderio egoista di spegnere il nostro dolore, anche se lui lei è felice dove è ora. È felice mentre infelici lo aspettiamo e sarà felice di ritrovarvi e avrà bisogno di una parola, di un bicchiere d'acqua, oppure ci insulterà è scivolerà in silenzio lontano da noi.
Cosa fai ancora in piedi... Aspettavi me?
No, non riuscivo a dormire... Lavoravo... Stavo... Pensando.
E poi il cuore si placa... Fino a domani, forse.

I suoi passi? No, non è lui. Anche di queste torture è fatta l'attesa.
Anche di segni che ti rendono folle e ansioso, di ossessioni e crudele desiderio di togliere libertà all'altro, di inchiodarlo a un tempo di morti dove nessuno attende e nessuno arriva... Ma chi aspetta davvero è vivo, aspetta sempre con amore... Con un eccessivo, sprecato, indicibile, ridicolo amore. 
Aspetterà sempre e gli sembrerà di non aver fatto altro giorno dopo giorno. Che i momenti in cui non aspetta, la quotidiana normalità, non siano che un istante sospeso nel grande tempo dell'attesa... Una lampada in una notte tempestosa... Interminabile come questa.... E forse... 
I suoi passi? Sono i suoi passi? 

Stefano Benni


martedì 14 aprile 2015

Il mito di Pandora

Prometeo, in greco significa "colui che prevede", era un Titano, figlio di Giapetoe dell'oceanina Asia oppure di Giapeto e dell'oceanina Climene. Essendo preveggente, non aveva preso parte alla Titanomachia, aveva capito che il Destino voleva la vittoria di Zeus. Era un Titano giusto e pietoso, e sentiva una grande compassione per gli uomini che a quel tempo erano ancora selvaggi. Non avendo una grande ammirazione e fede in Zeus lo mise alla prova: uccise un toro e nascose nella pelle di questo la carne migliore, poi fece un mucchio più grosso con le ossa, col grasso e con le interiora, lasciando scegliere a Zeus che, come previsto, scelse il mucchio più grosso. Per vendicarsi dell'inganno Zeus, ordinò ad Hefèsto, il dio che i latini identificarono con Vulcano, di fabbricare una donna di straordinaria bellezza e di infonderle vita mediante una scintilla di fuoco. Tutti gli Dèi vollero fare un dono alla fanciulla: Atena le ragalò le attitudini ai lavori femminili, Afrodite le donò la grazia, Hermes le diede il coraggio e l'astuzia ammaliatrice. Avendo ricevuto tutti questi doni la fanciulla fu chiamata Pandora, che in greco significa appunto "tutti i doni". Zeus ai doni aggiunse un vaso chiuso, un vaso che non si doveva mai aprire. Pandora fu mandata sulla terra per sposare Epimèteo, che in greco significa "colui che ha solo il senno del poi", fratello di Prometeo. Epimèteo, che era imprevidente e impulsivo, appena vide Pandora se ne innamorò e volle subito sposarla, senza ascoltare le parole del fratello che gli aveva raccomandato di diffidare da tutto ciò che proveniva da Zeus. Pandora appena sposa di Epimèteo, si fece vincere dalla curiosità femminile e volle aprire il vaso che Zeus le aveva regalato come dono di nozze. Aprendo il vaso, Pandora fece uscire fuori tutti i mali del mondo che presto si sparsero per tutta la Terra, riuscì a trattenere soltanto l'ingannevole Speranza, che stava nel fondo. Tra le tante infelicità quella che più colpiva gli uomini era quella dell'ignoranza su benefici del fuoco, mangiavano ancora la carne cruda degli animali e gelavano di freddo d'inverno. Prometeo, per rimediare a tanta miseria, si recò a Lemmo dove rubò al dio Hefèsto una delle sue faville di fuoco e nascondendola in un bastone la portò agli uomini. Insegnò agli uomini tutti i benefici del fuoco, ma anche altre cose come l'architettura, la scrittura e la medicina. Gli uomini presi da tante novità, iniziarono a trascurare i doveri religiosi e questa cosa irritò molto Zeus che decise di punire colui che era stato causa di cotanto oltraggio, Prometeo. Lo fece catturare dai suoi servi Cratos, la forza e Bia, la violenza; poi lo fece portare nel selvaggio paese di Sciti, sul monte più alto dove Hefèsto, secondo l'ordine ricevuto da Zeus, lo crocifisse, fermandolo con catene e anelli alle braccia e ai piedi e con un grosso chiodo piantato nel costato. Ogni mattina un'aquila fu mandata a divorargli il fegato, il quale poi ogni giorno miracolosamente ricresceva. Il supplizio durò secoli, nemmeno le Oceanine, che ogni giorno uscivano dal mare per consolarlo, riuscirono a convincere Prometeo di sottomettersi al potere di Zeus. Alle orecchie di Zeus arrivò voce che Prometeo aveva predetto la fine del suo regno e che solo lui poteva aiutarlo svelandogli il segreto; Zeus si affrettò a mandare Hermes da Prometeo che però non volle parlare fino a quando non fosse sciolto dalle catene e non gli fosse riconosciuto da Zeus il suo agire nella buona fede per aiutare gli uomini. Passarono altri secoli, quando Zeus si decise a liberare Prometeo che mantenne il patto e rivelò che se egli avesse sposato Teti gli sarebbe toccata la stessa sorte che toccò a suo padre Cronos e ad Urano. Conosciuto il segreto Zeus sposò Hera e fece sposare Teti ad un mortale, Peleo.

Vola, come se nulla ti trascinasse giù!

 

"E non avrò paura se non sarò bella come vuoi tu..." 

Io mi sento molto vicina alla Donna Cannone di De Gregori, so di non essere bella, ma sogno comunque qualcosa o qualcuno che tappi i vuoti e poter volare senza pensare alla fame, alla sete, ai ricordi....
Le delusioni fanno male, ogni giorno un pezzetto in più si sgretola. 
Ho paura che tutto sfumi prima di quanto non dovrebbe, ed é palese che stia male con me e con gli altri, che sia un disastro ad instaurare relazioni. 
A fatica riesco ad ascoltare, mi sembra di sparire ogni giorno di più dietro le ombre e i muri che innalzo. 
Vorrei poter togliere tutti i mobili, tutte le scritte sui muri che ho creato, vorrei non aver mai arredato questa prigione che io stessa ho realizzato, rendendola un luogo sicuro e odioso contemporaneamente. 
E poi vedo monolocali allestiti davvero bene, che sembrano regge e non prigioni, perché sta sempre tutto lì: non chiudersi nel dolore, emergere dai propri cocci rotti. 

Penso spesso al mito del "Vaso di Pandora". Dopo tutti i mali, è rimasta la speranza. Ed io mi chiedo sempre: come ha fatto la speranza, prima che Pandora intervenisse, a resistere a tutta quella porcheria di dolore, tristezze, sociopatia, rabbia? Vorrei essere quel vaso adesso, vorrei essere piena solo e sempre di Speranza, vorrei essere sempre pronta a correre il rischio come Pandora, vorrei credere davvero che tutto andrà bene...
Ho quasi 25 anni e mi sento vuota, senza un vaso accogliente, persa e sola. Io cerco di dire agli altri e a me stessa che starò bene, ma forse tutto ciò è una bugia. Vorrei che tutte le promesse che ho fatto a me stessa e agli altri fossero ancora valide e rispettate. 
Ho solo voglia di andare via, di scrivere tutto ciò che penso, di vivere alla giornata, senza pesi. 

È strano, quando si è giù, si ascoltano canzoni tristi, si leggono libri col finale bello ma triste. Sembra quasi che se non si è mai stati infelici no si possa apprezzare il bello. Non ricordo l'autore di quella frase che dice: "Senza l'amaro, non si può apprezzare il dolce della vita", o qualcosa di simile. In pratica è come se si mangiasse qualcosa di sciapo e poco invitante, oppure una semplice insalatina scondita e del riso bollito, per poi concludere il pasta con una bella fetta di crostata alla frutta! Sicuramente di tutto il pasto la crostata sarebbe la parte migliore. 
 





giovedì 2 aprile 2015

Quei capelli posticci che però Son sempre piaciuti!

Quel senso di vuoto che ti stringe il petto, che ti fa mancare l'aria nei polmoni, che ti fa affogare nel panico. 
La paura di avere poche chance di vittoria, che ti fa pesare la vita, quando basterebbe solo respirare con calma e vedere tutto da un'altra prospettiva. 
Amore dato, amore non ricambiato, amore perso nel vuoto e sogni in cui ti rifugi per stare serena. 
Il malessere che assale ogni momento della giornata, le lacrime che non si arrestano mai, perché a volte pensi che sarebbe meglio finirla qua. L'essere incapace di sopravvivere al tempo che scorre, che ti schiaccia. 
Allora pensi, pensi che sarebbe troppo facile riempire la vasca di acqua calda, e prima di immergerti, prendere un coltello di ceramica nuovo, bianco, come la pelle che copre le vene dei tuoi polsi, che quasi vedi quel misto di verde e blu, che per poco ti fa sentire un reale. Quella lama fredda che contrasta con l'acqua, ma liscia e brillante. Basterebbe solo una leggera pressione, la filatura della lama affonderebbe davvero subito. Basterebbero giusto pochi attimi, per poi rilassarti, ascoltando un pezzo che va.... Che poi neanche ti ricorderai di avere la giusta playlist. 

Ci si pensa sempre, si affina la scena dentro il cervello ogni giorno sempre di più, fino a costruire il momento perfetto... 

Puff! In un attimo è tutto fatto.

L'acqua che diventa rosa, poi rossa, poi si fredda, tutto sarebbe freddo, ma molto rosso, come la passione che manca. 

"Era una persona così tranquilla"
"Non ci credo ancora che l'abbia fatto, stava male, ma non sembrava stesse poi così male"
"Se ne vanno via sempre i migliori"
"Avrei dovuto dirle ancora mille cose..." 


Per poi essere solo ricordo, tanto da sbiadire, iniziando dal suono della voce, si inizia sempre dimenticando quello, poi i tratti del viso, che diventeranno sempre più sfuocati.... Senza più lasciare traccia nella memoria.

Senza più soffrire. Senza più tormenti. Senza più pesantezza. 
Leggera, libera e altrove... 


sabato 14 marzo 2015

La vita è fatta di "Mah" cristallizzati e di gatti caldi?!


08.03.15
E sono stanca di chi mi attacca perché sparisco. Stanca di chi ha sempre ragione e dice che io ho sempre torto.
Sono stanca delle pareti della mia casa che spesso mi ricordano una prigione. 
Stanca di ripetere sempre gli stessi gesti. Fossi io una macchina, tutta questa monotonia non mi peserebbe; ma non lo sono e vorrei solo essere LIBERA. Vorrei leggerezza, perché l'aria qui mi sembra pesante e sono stanca di cercare sorrisi che mi sfuggono. 

14.03.15
Possono passare i giorni, ma io sto sempre ferma qui a stare male. 
In realtà non me la prendo più con gli altri, ma con me stessa. Ho solo fatto male io a non sapermi ribellare quando dovevo, così che ora non vivo, sono un vegetale che non sa più cosa sia la vita. 
Non sono più lucida, confondo sentimenti con altre cose e vorrei avere amore invece che tanta tristezza e odio. 
Non si tratta solo di essere in frantumi dentro, la verità è che non sono disposta a trovare una soluzione per incollare tutti i pezzi. 
So che c'è un problema, ma riesco soltanto a lamentarmi. 
Tutto ciò è sbagliato, so anche questo, ma sono cristallizzata ormai in questo status da troppo tempo che non so davvero da dove iniziare a respirare veramente.
Io sogno la libertà ma sono la prima guardia carceraria di questa prigione. 
Sono arrivata al punto di non sopportare neanche più la mia famiglia e questo mi rattrista molto. 
Sono sola e rimarrò sola a vita: probabilmente l'unico mio problema un domani sarà quale scatoletta aprire al gatto nero che finge di farmi compagnia in casa.... Ammesso che riesca ad uscire da queste mura domestiche familiari, perché anche su questo inizio a nutrire forti dubbi. 



Riuscirà la nostra sociopatica a non lamentarsi più ed agire? 
Mah!! 

venerdì 20 febbraio 2015

Avere 1,655 gr di Nutela e non mangiarla

È triste e meschino volere che qualcuno che ha fatto parto della nostra vita sia infelice, però io vorrei tanto che LEX stesse male; invece, so che vive bene, mangia bene, dorme bene, e tromba bene.
Pensavo di essere forte, di essere in grado di superare i tradimenti, i "no" di DUEDIPICCHE, pensavo anche di superare la situazione a casa, e il resto, invece, stavolta neanche la Nutella può strapparmi un sorriso. 

Sono una ridicola rosicona! 

sabato 14 febbraio 2015

L'amore Asociale di chi è distratto


Come può festeggiare San Valentino chi ha il cuore spezzato? Iniziando ad incollare i vari pezzi, superando questo stato catatonico di sentimenti e aprirsi alla fiducia verso gli altri.

Parole nobili e logicamente lineari, ma nella pratica? Ecco, secondo me, non funziona esattamente in maniera così semplice. 
Premetto di non essere in grado e capace di prendere in mano la mia esistenza in questi ultimi mesi, quindi al massimo posso collezionare solo errori, rinunce e fregature. Proprio questo aspetto mi demoralizza, perché non nascondo che con maggiore libertà di azione, anche il mio cuore sarebbe più leggero e propenso agli altri. 
Il guaio è che quando si è tristi, non si ha pazienza e sopportazione, perché si vorrebbe essere subito felici. E purtroppo, per quanto grazie all'empatia felice per i successi altrui e le conquiste delle persone che amo, sono ferma nella mia furiosa rabbia e infelicità. 
Come si può allora amare, se si è colmi di rabbia, di amarezza, di sconfitte? 
Non so rispondere, però credo (e sì, è soprattutto una speranza) che arriverà quel giorno, IL GIORNO, in cui riuscirò ad incanalare questo periodo negativo in qualcosa di positivo. 
D'altronde, credo che ciò che manchi sia solo l'ultima goccia, quella capace di far diventare, anche il più tenero degli agnelli, lupo. Per quanto io sia tendenzialmente cupa e convinta che le persone siano machiavelliche, ho quella vocina che mi fa credere che arriverà qualcosa di buono. 
Oggi sono smielata perché è la festa degli innamorati, ed io la passerò a studiare le basi del processo civile, ma è colpa della Austen se sogno l'arrivo del mio  Mr Darcy, pur se riempio il vuoto passando il tempo con buzzurri, perché, ammettiamolo, tutti ci sentiamo soli e riempiamo i silenzi di sciocchezze per sorridere almeno un po'.

"Adesso, con affetto, mi auguro un felice giorno e di tenere il mio cuore, o almeno i frammenti che ne restano, pronto ad accogliere la bellezza che riesco a ritagliarmi. Una volta toccato il fondo, si può solo risalire e non importa se da soli o in compagnia, bisogna amarsi sempre." Prima o poi lo capirò! 

~ Coast ~