martedì 14 aprile 2015

Il mito di Pandora

Prometeo, in greco significa "colui che prevede", era un Titano, figlio di Giapetoe dell'oceanina Asia oppure di Giapeto e dell'oceanina Climene. Essendo preveggente, non aveva preso parte alla Titanomachia, aveva capito che il Destino voleva la vittoria di Zeus. Era un Titano giusto e pietoso, e sentiva una grande compassione per gli uomini che a quel tempo erano ancora selvaggi. Non avendo una grande ammirazione e fede in Zeus lo mise alla prova: uccise un toro e nascose nella pelle di questo la carne migliore, poi fece un mucchio più grosso con le ossa, col grasso e con le interiora, lasciando scegliere a Zeus che, come previsto, scelse il mucchio più grosso. Per vendicarsi dell'inganno Zeus, ordinò ad Hefèsto, il dio che i latini identificarono con Vulcano, di fabbricare una donna di straordinaria bellezza e di infonderle vita mediante una scintilla di fuoco. Tutti gli Dèi vollero fare un dono alla fanciulla: Atena le ragalò le attitudini ai lavori femminili, Afrodite le donò la grazia, Hermes le diede il coraggio e l'astuzia ammaliatrice. Avendo ricevuto tutti questi doni la fanciulla fu chiamata Pandora, che in greco significa appunto "tutti i doni". Zeus ai doni aggiunse un vaso chiuso, un vaso che non si doveva mai aprire. Pandora fu mandata sulla terra per sposare Epimèteo, che in greco significa "colui che ha solo il senno del poi", fratello di Prometeo. Epimèteo, che era imprevidente e impulsivo, appena vide Pandora se ne innamorò e volle subito sposarla, senza ascoltare le parole del fratello che gli aveva raccomandato di diffidare da tutto ciò che proveniva da Zeus. Pandora appena sposa di Epimèteo, si fece vincere dalla curiosità femminile e volle aprire il vaso che Zeus le aveva regalato come dono di nozze. Aprendo il vaso, Pandora fece uscire fuori tutti i mali del mondo che presto si sparsero per tutta la Terra, riuscì a trattenere soltanto l'ingannevole Speranza, che stava nel fondo. Tra le tante infelicità quella che più colpiva gli uomini era quella dell'ignoranza su benefici del fuoco, mangiavano ancora la carne cruda degli animali e gelavano di freddo d'inverno. Prometeo, per rimediare a tanta miseria, si recò a Lemmo dove rubò al dio Hefèsto una delle sue faville di fuoco e nascondendola in un bastone la portò agli uomini. Insegnò agli uomini tutti i benefici del fuoco, ma anche altre cose come l'architettura, la scrittura e la medicina. Gli uomini presi da tante novità, iniziarono a trascurare i doveri religiosi e questa cosa irritò molto Zeus che decise di punire colui che era stato causa di cotanto oltraggio, Prometeo. Lo fece catturare dai suoi servi Cratos, la forza e Bia, la violenza; poi lo fece portare nel selvaggio paese di Sciti, sul monte più alto dove Hefèsto, secondo l'ordine ricevuto da Zeus, lo crocifisse, fermandolo con catene e anelli alle braccia e ai piedi e con un grosso chiodo piantato nel costato. Ogni mattina un'aquila fu mandata a divorargli il fegato, il quale poi ogni giorno miracolosamente ricresceva. Il supplizio durò secoli, nemmeno le Oceanine, che ogni giorno uscivano dal mare per consolarlo, riuscirono a convincere Prometeo di sottomettersi al potere di Zeus. Alle orecchie di Zeus arrivò voce che Prometeo aveva predetto la fine del suo regno e che solo lui poteva aiutarlo svelandogli il segreto; Zeus si affrettò a mandare Hermes da Prometeo che però non volle parlare fino a quando non fosse sciolto dalle catene e non gli fosse riconosciuto da Zeus il suo agire nella buona fede per aiutare gli uomini. Passarono altri secoli, quando Zeus si decise a liberare Prometeo che mantenne il patto e rivelò che se egli avesse sposato Teti gli sarebbe toccata la stessa sorte che toccò a suo padre Cronos e ad Urano. Conosciuto il segreto Zeus sposò Hera e fece sposare Teti ad un mortale, Peleo.

Vola, come se nulla ti trascinasse giù!

 

"E non avrò paura se non sarò bella come vuoi tu..." 

Io mi sento molto vicina alla Donna Cannone di De Gregori, so di non essere bella, ma sogno comunque qualcosa o qualcuno che tappi i vuoti e poter volare senza pensare alla fame, alla sete, ai ricordi....
Le delusioni fanno male, ogni giorno un pezzetto in più si sgretola. 
Ho paura che tutto sfumi prima di quanto non dovrebbe, ed é palese che stia male con me e con gli altri, che sia un disastro ad instaurare relazioni. 
A fatica riesco ad ascoltare, mi sembra di sparire ogni giorno di più dietro le ombre e i muri che innalzo. 
Vorrei poter togliere tutti i mobili, tutte le scritte sui muri che ho creato, vorrei non aver mai arredato questa prigione che io stessa ho realizzato, rendendola un luogo sicuro e odioso contemporaneamente. 
E poi vedo monolocali allestiti davvero bene, che sembrano regge e non prigioni, perché sta sempre tutto lì: non chiudersi nel dolore, emergere dai propri cocci rotti. 

Penso spesso al mito del "Vaso di Pandora". Dopo tutti i mali, è rimasta la speranza. Ed io mi chiedo sempre: come ha fatto la speranza, prima che Pandora intervenisse, a resistere a tutta quella porcheria di dolore, tristezze, sociopatia, rabbia? Vorrei essere quel vaso adesso, vorrei essere piena solo e sempre di Speranza, vorrei essere sempre pronta a correre il rischio come Pandora, vorrei credere davvero che tutto andrà bene...
Ho quasi 25 anni e mi sento vuota, senza un vaso accogliente, persa e sola. Io cerco di dire agli altri e a me stessa che starò bene, ma forse tutto ciò è una bugia. Vorrei che tutte le promesse che ho fatto a me stessa e agli altri fossero ancora valide e rispettate. 
Ho solo voglia di andare via, di scrivere tutto ciò che penso, di vivere alla giornata, senza pesi. 

È strano, quando si è giù, si ascoltano canzoni tristi, si leggono libri col finale bello ma triste. Sembra quasi che se non si è mai stati infelici no si possa apprezzare il bello. Non ricordo l'autore di quella frase che dice: "Senza l'amaro, non si può apprezzare il dolce della vita", o qualcosa di simile. In pratica è come se si mangiasse qualcosa di sciapo e poco invitante, oppure una semplice insalatina scondita e del riso bollito, per poi concludere il pasta con una bella fetta di crostata alla frutta! Sicuramente di tutto il pasto la crostata sarebbe la parte migliore. 
 





giovedì 2 aprile 2015

Quei capelli posticci che però Son sempre piaciuti!

Quel senso di vuoto che ti stringe il petto, che ti fa mancare l'aria nei polmoni, che ti fa affogare nel panico. 
La paura di avere poche chance di vittoria, che ti fa pesare la vita, quando basterebbe solo respirare con calma e vedere tutto da un'altra prospettiva. 
Amore dato, amore non ricambiato, amore perso nel vuoto e sogni in cui ti rifugi per stare serena. 
Il malessere che assale ogni momento della giornata, le lacrime che non si arrestano mai, perché a volte pensi che sarebbe meglio finirla qua. L'essere incapace di sopravvivere al tempo che scorre, che ti schiaccia. 
Allora pensi, pensi che sarebbe troppo facile riempire la vasca di acqua calda, e prima di immergerti, prendere un coltello di ceramica nuovo, bianco, come la pelle che copre le vene dei tuoi polsi, che quasi vedi quel misto di verde e blu, che per poco ti fa sentire un reale. Quella lama fredda che contrasta con l'acqua, ma liscia e brillante. Basterebbe solo una leggera pressione, la filatura della lama affonderebbe davvero subito. Basterebbero giusto pochi attimi, per poi rilassarti, ascoltando un pezzo che va.... Che poi neanche ti ricorderai di avere la giusta playlist. 

Ci si pensa sempre, si affina la scena dentro il cervello ogni giorno sempre di più, fino a costruire il momento perfetto... 

Puff! In un attimo è tutto fatto.

L'acqua che diventa rosa, poi rossa, poi si fredda, tutto sarebbe freddo, ma molto rosso, come la passione che manca. 

"Era una persona così tranquilla"
"Non ci credo ancora che l'abbia fatto, stava male, ma non sembrava stesse poi così male"
"Se ne vanno via sempre i migliori"
"Avrei dovuto dirle ancora mille cose..." 


Per poi essere solo ricordo, tanto da sbiadire, iniziando dal suono della voce, si inizia sempre dimenticando quello, poi i tratti del viso, che diventeranno sempre più sfuocati.... Senza più lasciare traccia nella memoria.

Senza più soffrire. Senza più tormenti. Senza più pesantezza. 
Leggera, libera e altrove...